La scelta in amore- José Ortega y Gasset

sabato 13 marzo 2010

Cose’è l’amore? Cosa ci spinge verso un’altra persona? Quale forza sotterranea è in atto?A queste e altre domande tenta di rispondere José Ortega y Gasset in questo breve e affascinate saggio, che si rivela sin dall’inizio un viaggio nell’interiorità, alla ricerca dell’essenza stessa dell’uomo che, secondo il filosofo spagnolo, si rivela propriamente soprattutto nell’amore.
Ciò che noi scegliamo di amare rivela la nostra natura, in quell’inclinazione risiede il nostro segreto più vitale; questa forza, soggetta ai mutamenti storici, in eterno divenire, ha questo di costante: la scelta. Perché tra le mille fascinazioni noi diamo seguito solo ad una di esse, focalizzandoci su un'unica persona, che sintetizza qualcosa che in noi profondamente cerca la sua verità. Ma la scelta è pericolosa, la realtà ambigua, la felicità amorosa forse un’utopia, e non è l’istinto che ci guida - esso, infatti, va in più direzioni - piuttosto la fantasia, che è la principale componente per un idillio amoroso. Su come l’istinto sia insufficiente come spiegazione Ortega y Gasset scrive pagine definitive; “il sottosuolo dell’anima” ci sfugge, nessuno conosce pienamente se stesso, la volontà cosciente ha solo un compito correttivo, e forse per questo noi siamo trascinati verso amori infelici; ma non è l’istinto la bussola infallibile, piuttosto un intuito segreto, che spesso nella persona amata individua ciò che in noi è inespresso. Ci si innamora non tanto della bellezza di un viso o di un corpo, ma di ciò che esso significa, di ciò che rappresenta a livello fisiognomico, l’eredità platonica in questo senso è superata: “ L’amore implica un’intima adesione a un certo tipo di vita umana che ci sembra il migliore e che troviamo già formato, incarnato in un altro essere”. Quel tanto di innato che c’è in noi è più importante delle modificazioni dell’ambiente, il carattere è ciò che ci guida, spesso andando aldilà della nostra volontà cosciente, ma il carattere stesso è qualcosa di transitorio,che si modifica anche sensibilmente nel corso degli anni.
“Se l’uomo non possedesse un’immaginazione così generosa, non riuscirebbe ad 'amare’ sessualmente, come invece fa, ogni volta che se ne presenta l’occasione.” Ed ecco che l’immaginazione è alla base delle nostre pulsioni, l’istinto solo una cosa in balia delle nostre fantasie, la lussuria stessa, affidata al nostro “magnifico potere di immaginazione”, non è dunque un istinto ma una vera e propria “creazione”. Amore è dunque una forza che si serve del desiderio ma non è ad esso assoggettato, come molti credono.
“L’amore è fuori moda” scrive provocatoriamente il filosofo, per poi aggiungere che ciò che appare una moda è in realtà il segno del divenire storico. Così abbiamo l’amore platonico, l’amore cortese, quello romantico, e ogni generazione inventa il suo stile, proprio e irrinunciabile. Bisogna distinguere così fra amore e capriccio, perché specialmente il sesso maschile è trascinato verso tutte le donne, per poi sceglierne una sola- tre o quattro nel corso di una vita- e in questa scelta si rivela il carattere di ciascuno, la sua indole profonda. Il darwinismo ci porta a pensare che nella scelta d’amore sia in atto la selezione della specie, ma Ortega y Gasset ci mette in guardia anche da questa idea, giacché la donna, per esempio, sembra prediligere all’eccellenza la mediocrità, cosicché tutta la storia umana si configura come tirannia dell’uomo medio, o mediocre, discorso che Ortega y Gasset ha sviluppato più a fondo nel suo capolavoro, La ribellione delle masse.
Certo le tesi del filosofo spagnolo non sono sempre originali, ma il suo stile di scrittura, semplice e chiaro, è efficace nell’affrontare un tema così abusato, lasciandoci però la sensazione che molti altri libri debbano essere scritti sull’amore, sulle sue estasi e sulle sue trappole, ma questo c’è di definitivo in questo libro: l’amore è una creazione e come in tutte le creazioni la fantasia ha il ruolo principale, a scapito dell’istinto, il cui apporto è minimo, se confrontato con quello dell’immaginazione, vera”regina delle facoltà”, come scriveva Baudelaire.

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