La scuola della carne – Yukio Mishima

sabato 26 luglio 2014







Pochi scrittori hanno la maestria di Yukio Mishima nel ritrarre la psicologia dei propri personaggi. In particolare in questo La scuola della carne, Mishima è abile soprattutto nel tratteggiare i contorni dei propri personaggi femminili, su tutte la protagonista Asano Taeko, di cui come nell’usanza nipponica riportiamo prima il cognome poi il nome. Il romanzo risale al 1963, e dopo cinquant’anni, per esattezza nel novembre del 2013, esce per la prima volta in italiano per Feltrinelli nella traduzione di Carlotta Rapisarda. 

Si tratta di un romanzo bellissimo, che è profondamente erotico, nel senso che eros rappresenta il fulcro della storia che, però, non ha nulla, davvero nulla di pornografico, nessun atto sessuale vi è descritto.

Eros che conquista la mente della protagonista, una borghese di circa quarant’anni,  proprietaria di una boutique a Tokyo, che letteralmente perde la testa per un ragazzo dei bassifondi, che in maniera del tutto inspiegabile conquista il suo cuore e soprattutto il suo corpo.

Capacità di ritrarre le psicologie, dicevamo, e soprattutto, di raccontare una storia ambigua, profondamente carnale, raccontando con tono distaccato la complessità della realtà erotica. Ma non è l’atto sessuale in sé,  nella sua ripetitività stereotipata, che interessa il grande scrittore giapponese bensì la molto più complicata ”nudità delle emozioni”, per usare la sua stessa espressione.

E allora il mistero trionfa perché nulla, né negli atti di questi personaggi, né nelle loro riflessioni, è prevedibile: su tutto domina l’enigma erotico con le sue molteplici malie, con i suoi numerosi paradossi. Ed è il mistero a legare i due protagonisti della vicenda che si rivelerà, soprattutto per Taeko, pedagogica, dove l’insegnamento principale è già raccontato dal titolo che se ci parla di una scuola della carne, ci racconta della straordinaria complessità del sesso.

E sarà una storia d’inganni, una storia di contraddizioni fra mente e corpo, dove la dignità borghese rischierà di essere frantumata dall’irruenza  della passione.

Nudità delle emozioni” scrive Mishima, perché la sua protagonista,  che si rivelerà vittima di un’illusione, si lascia andare, si denuda appunto, perde il controllo ma non completamente perché il percorso erotico si rivela un cammino iniziatico che la muta nel profondo.

Profondamente femminile, la scrittura di Mishima è una magia che agisce nel profondo di coloro che lo leggono, un sapiente miscuglio di raffinatezza e brutalità sembra essere il sesso raccontato dallo scrittore giapponese, che si conferma in questo romanzo una delle grandi voci del Novecento.

Il romanzo mette in scena una vicenda simile per certi versi a quella raccontata da Guy de Maupassant in Bel ami, che per altri versi ricorda le atmosfere di un film di Resnais, Hiroshima mon amour,  e al tempo stesso racconta di una donna,  Taeko, intrappolata nel labirinto di Eros, elegante signora giapponese presa nel vortice di una passione che non sa capire.

Personalmente uso poco la parola capolavoro per descrivere un libro. Credo che La scuola della carne sia uno di quei romanzi per cui essa non è sprecata. Romanzo in cui eros è una realtà potente, magica e pericolosa, contro la quale, come nelle tragedie greche, la mente umana non può nulla, esso soggioga la protagonista in una maniera del tutto inaspettata. Romanzo in cui le delicatezze dell’amore erotico s’incontrano con la crudeltà e in cui la passione pare essere un letale narcotico. Romanzo in cui l’intelligenza femminile con la sua capacità di empatia e pietà soverchia la bruta natura maschile, l’amante di Taeko, Senkhichi, si rivelerà, infatti, inadatto a qualsiasi ruolo tragico, fosse anche quello della vittima, mostrando di essere soltanto un’inconsistente marionetta nelle mani dell’amante.  Chi è la vittima, chi è il carnefice? Si chiede l’anonimo estensore della terza di copertina. Secondo me, è il maschile a soccombere, nella sua incapacità di leggere le emozioni, nella sua indifferenza verso la complessità,  mentre il femminile mostra tutta la sua potenza di comprensione, la sua capacità di assumere su di sé tutta la tragicità, la conflittualità dell’esistenza. Bisogna lodare Mishima anche per la trama, lineare e avvincente, piena di colpi di scena che, come sempre nella grande letteratura, non hanno nulla di artificioso, ma paiono evidenti e necessari, del tutto naturali e non forzati.

2 commenti:

Elena ha detto...

Finalmente. Credevo non ci fosse più nessuno dotato di coraggio e talento nell'affrontare un tema tanto rischioso e difficile.
Lo sto già cercando.


Ettore Fobo ha detto...

@Elena

Un tema fondamentale trattato in maniera intelligente e delicata. Il romanzo è un gioiello.